Cenni Storici

Le origini di Garda sono antichissime e lo testimoniano i numerosi ritrovamenti di epoca preistorica. Già alla fine dell’800, ai piedi della Rocca di Garda, sono stati scoperti resti palafitticoli, unitamente a ceramiche e bronzi, risalenti ad una fase medio-recente dell’età del Bronzo. Degli anni ’60 sono i ritrovamenti in località Sabbionara, verso Marciaga, di frammenti di ceramica della prima età del Bronzo e in via San Bernardo di diciannove tombe della tarda età del Bronzo, con vasi, ciotole, alcuni bronzi e ossi lavorati.

La testimonianza di maggior interesse è però costituita dalle incisioni rupestri del monte Luppia: figure tracciate dall’uomo sulle rocce, riproducenti guerrieri, armi, cavalieri, labirinti, animali, croci, attraverso quattromila anni di storia.

Pure significative sono le testimonianze dell’età romana. La configurazione del centro storico, con la via principale che corre dritta fra le due porte, con i vicoli che si inseriscono in perpendicolare, il cippo funerario che si trova nel piazzale Roma, varie lapidi: sono le prove dell’esistenza di un antico villaggio romano.

Dopo la caduta dell’Impero Romano, la zona di Garda fu oggetto di numerose invasioni barbariche e divenne un punto nevralgico del sistema difensivo di tutta la parte inferiore del lago contro gli eserciti che calavano dalle Alpi. Il nome stesso del paese di Garda è lì a testimoniarlo: Garda deriva probabilmente dalla parola tedesca Warte, che significa guardia, fortezza, che allude al baluardo imprendibile costituito dalla Rocca.

Tale fortezza, in epoca altomedievale, fu tanto importante dal punto di vista strategico, militare e politico da dare il proprio nome all’intero lago: lago di Garda appunto, a sostituire l’antico Benacus.

Il primo documento in cui compare il nome di Garda risale al 712 d.C., ai tempi di Liutprando, re longobardo, in cui si cita  un “territorio gardense” del quale è lecito pensare che Garda costituisse il centro principale. Importanza ancora maggiore continuò ad avere Garda e la sua fortezza sotto il dominio dei Franchi (774-888). Fu un secolo di una certa tranquillità, in cui Garda restò distretto autonomo e il cui feudatario risiedeva sulla Rocca e da lì amministrava il suo territorio. Nel quadro delle rivalità tra duchi che si contesero il regno d’Italia, a partire dall’888, si inserisce la “storia” della regina Adelaide di Borgogna, imprigionata nella Rocca di Garda e da qui fuggita grazie alla complicità di un frate.

La Rocca di Garda divenne nuovamente protagonista della storia nel periodo che portò alle prime autonomie comunali, quando, in mano a Turrisendo dei Turrisendi, nobile veronese che l’aveva avuta in feudo dalla zio, vescovo di Verona, resistette all’assedio dell’imperatore Federico Barbarossa per oltre un anno (1162). Per tutto il secolo che seguì e fino all’avvento degli Scaligeri di Verona, nel 1277, la Rocca fu al centro di lotte fra opposte fazioni che dilaniarono le città italiane e in particolare Verona e il suo territorio, passando in balia ora degli uni ora degli altri signori.

Un altro assedio di importanza storica si ebbe nel 1387, quando i Visconti di Milano strapparono il possesso della Rocca agli Scaligeri. Breve, tuttavia, fu il dominio visconteo: alla morte del duca di Milano ripresero le discordie e i tumulti. Di questo stato di cose approfittarono i Veneziani, i quali nel 1405 conquistarono il lago. Sotto il dominio della Serenissima, i dieci comuni della Riviera orientale del lago erano riuniti in una sorta di federazione, detta “Gardesana dell’Acqua”, il cui Consiglio era presieduto da un magistrato: il Capitano del lago.

La “Gardesana dell’Acqua” svolgeva mansioni fiscali, daziarie, di controllo e di vigilanza del territorio. A Garda restano memorie veneziane nel Palazzo dei Capitani, situato di fronte al porto, dove tradizione vuole che abbia abitato, almeno per qualche tempo, il Capitano del lago e in alcune tradizioni folcloristiche, come la festa di San Marco, le gare delle bisse e in qualche ricetta.

Ed è nel 1452, proprio in epoca di signoria veneziana sul lago, che nasce la “Corporazione degli Antichi Originari” che pone fine ad un lungo periodo di controversie tra i pescatori, che volevano libero accesso alle zone di pesca e i nobili detentori di tali diritti. I pescatori di Garda, Torri e Sirmione, versando mille ducati ai nobili Becelli di Costermano, acquisirono il diritto esclusivo di esercizio della loro attività. Appena entrati in possesso della propria parte, i soci si diedero uno statuto per regolare e difendere i privilegi acquisiti.

Tali diritti sono mantenuti ancora oggi dalle famiglie discendenti di quei pescatori e da altre che, successivamente, li hanno acquistati, che mettono all’asta ogni anno queste zone dai confini ben delimitati. Il reddito che ne deriva viene diviso tra i soci, secondo l’antica tradizione.

Il territorio di Garda, data la sua posizione geografica, non godette mai, neppure durante il dominio della Serenissima, di completa tranquillità: nel 1508 dovette sopportare il passaggio dei soldati impegnati nella guerra tra Venezia e la coalizione di stati nota come “lega di Cambrai”, nel 1526 vi passarono i Lanzichenecchi diretti verso Roma, nel 1630 arrivò la peste portata da altri Lanzichenecchi, nel XVIII secolo le cosiddette guerre di Successione fecero sentire anche qui le loro tristi conseguenze, con il passaggio dei vari eserciti e gli immancabili disagi che li accompagnavano.

Napoleone, a seguito delle campagne d’Italia, pose fine nel 1797 al dominio veneziano. Il territorio gardesano passò col trattato di Campoformio, brevemente, agli Austriaci, per poi entrare, dopo alterne vicende, nel Regno d’Italia, con capitale Milano, sotto l’egida di Napoleone.

Con la sconfitta di Napoleone a Waterloo nel 1815, Garda venne incorporata nel Regno Lombardo-Veneto, governato da un vicerè in nome dell’imperatore d’Austria.

Le idee ed i fermenti sociali del 1848 arrivarono anche in queste zone, tanto da divenire teatro di azioni militari e di avvenimenti importanti, quali la permanenza a Garda, presso la villa dei conti Degli Albertini, del re di Sardegna Carlo Alberto. Qui Carlo Alberto ricevette la delegazione di rappresentanti lombardi che gli presentarono i risultati del plebiscito, con il quale si chiedeva l’annessione della Lombardia al Piemonte. Nel 1859 scoppiava la seconda guerra d’indipendenza: le battaglie di Solferino e San Martino furono combattute a non molti chilometri da Garda, ma si dovette attendere ancora sette anni (1866), con la terza guerra d’Indipendenza prima di vedere Garda, con tutto il Veneto, diventare italiana.

Non è comunque che l’entrata di Garda nel Regno d’Italia avesse portato particolare floridezza. L’economia, basata sulla pesca, sulla coltivazione della vite e sull’allevamento del baco da seta non permetteva di sopravvivere in maniera dignitosa: la fame restava e la povertà era diffusa.

Solo dopo la seconda guerra mondiale Garda si è trasformata in pochi anni da piccolo paese di pescatori in un moderno centro turistico, trovando una solida prosperità e attraendo ogni anno, sulle sue rive, migliaia di visitatori in gran parte stranieri.

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